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Sentiam Christi in vita meam

Monday 14 January 2013

SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE.DE GRATIA ET LIBERO ARBITRIO



San Bernardo di Chiaravalle - De Gratia et libero arbitrio-La grazia e il libero arbitrio

STUDENTE: OGUJIOFFOR Paul Ikechukwu

Analisi di dottrina spirituale di san Bernardo di Chiaravalle sull’ De Gratia et libero arbitrio - La grazia e il libero arbitrio (III, 6-8).

Introduzione:

Fino al secolo XX, san Bernardo era stato ritenuto soprattutto come un <<autore di devozione>>, capace di suscitare sentimenti, ma non di proporre idee serie. Era ammirato, ma non veniva considerato seriamente dai teologi. È significativo che Etienne Gilson faccia apparire il termine teologia nel titolo di questo libro, che sta a segnalare che per lui san Bernardo è un vero e proprio teologo. Infatti, egli scrive che a suo avviso è <<un teologo la cui capacità di sintesi e il cui vigore speculativo lo avvicinano ai più grandi.>>[1] allora, se in teologia san Bernardo è un compilatore dei Padri, in spiritualità è un innovatore. In teologia è un discepolo; in spiritualità, un maestro che mette la teologia al servizio della vita spirituale. Bernardo, oltre che un teologo, è un mistico, e come tale, uomo che ha l’esperienza di Dio. In questa lavoro si divide in tre tappi: A, B e C.

A. Qui vediamo le fonte e studi di questa lavoro.

B. Obiettivo: Analizziamo i dottrina spirituale di san Bernardo di Chiaravalle sull’De Gratia et libero arbitrio (La grazia e il libero arbitrio). Qui, le strutture di lavoro sarebbe in tre punti: a) Libertas Gratiae  a peccato, b) Libertas Gloriae a miseria, c) Libertas Naturae a necessitate. Il metodo è, sintesi e analisi dei testi con alcuni autori.  

C. Conclusione personale

 

 

A. i) Fonte:

SAN BERNARDO OPERE I, << De Gratia et libero arbitrio>> III, 6-8,  Introduzione, traduzione e note di Manlio Simonetti, A cura di, Ferruccio Gastaldelli, Fondazione di studi cisterensi, Milano, 1984 333-423.

ii) Studio:

S. BERNARDO, Della considerazione. Patristica, introduzione, traduzione e note a cura di, Luigi Scanu, Edizioni Paoline, Ancona 1966.

BERNANDO DI CHIARAVALLE, I tempi e la seconda crocita, a cura di, Alfonso Marini, appendice a cura di Maria Cristina Marano, Edizioni Piemme, AL 2002.

BELDA, M., Storia della spiritualità medievale, Pontificia Università della Santa Croce, Roma 2010/2011.

 

BIFFI, I., Tutta la dolcezza terra. Cristo e I monaci medievali, Editoriale Jaca Book SpA, Milano 2004.

 

DE PABLO MAROTO, D., Storia della spiritualità medioevale, Teresianum Pontificia Istituto Spiritualità, Roma ___.  

GILSON, E., La teologia mistica di san Bernardo, introduzione di Jean Leclercq e A cura di, Claudio Stercal, Editoriale Jaca Book, Milano 1987.

LAMY, A., In ascolto dello Spirito con san Bernardo, Edizioni Paoline, Milano 1990.

LECLERCQ, J., San Bernando e lo spirit cistercense, traduzione di Clara Gennaro, Piero Gribaudi Editore, Torino 1976.

LECLERCQ, J., La donna e le donne in San Bernardo, traduzione di Claudio Stercal, Editoriale Jaca Book spa, Milano 1985.

 

LECLERCQ, J., Bernardo di Chiaravalle, traduzione di Pietro Zerbi e Angela Contessi, Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano 1992.

VERGER, J.,-JOLIVET, J., Bernardo e Abelardo. Il chiostro e la scuola, traduzione di Maria Rosa Pecorara Maggi, editoriale di, Costante Marabelli, Editoriale Jaca Book,  Milano 1989.

S. BERNARDO, Della considerazione. Patristica, introduzione, traduzione e note a cura di, Luigi Scanu, Edizioni Paoline, Ancona 1966.

 

Enciclopedia o Dizionario:

A cura di, GENTILE, G.,-TUMMINELLI, C., Enciclopedia italiana, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1949.

MCDONALD, W. J.,-MAGNER, J. A.,-MCGNIRE, M. R. P.- WHALEN, J. P., New Catholic Encyclopedia Vol.14, McGraw-Hill Book Company, New York 1967.

 

B. Analisi di dottrina spirituale di san Bernardo sull’ De Gratia et libero arbitrio - La grazia e il libero arbitrio (III, 6-8).

1.0 Libertas Gratiae  a peccato

De libertate a peccato (Libertà dal peccato) - Questa infatti è la libertà dal peccato, come altrove è detto: Quando infatti eravate schiavi del peccato, eravate liberi riguardo alla giustizia. Ma ora, liberati dal peccato e diventati schiavi di Dio, avete per vostro frutto la santificazione e per vostro fine la vita eterna. Rom.6, 20.22. Ma chi, trovandosi nella carne di peccato, rivendica a  sé la libertà dal peccato? Perciò ritengo che assolutamente il libero arbitrio non possa essere definito tale in forza di questa libertà. De libertate a miseria (Libertà dalla infelicità) – C’è poi la libertà dalla infelicità, della quale dice ancora l’Apostolo: E la creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per la libertà della gloria dei figli di Dio. Rom.8, 21. Ma forse qualcuno in questa vita mortale pretende per sé tale libertà? Così a ragione neghiamo che l’arbitrio sia detto libero grazie a tale libertà. De libertate a necessitate (Libertà dalla necessità) – C’è poi la libertà che ritengo adattarsi meglio al libero arbitrio, e che possiamo definire libertà dalla necessità, poiché necessario è contrario a volontario. Infatti ciò che avviene per necessità, non dipende dalla volontà, e altrettanto il contrario. De triplici libertate (La triplice libertà) secondo quanto per ora ci è riuscito di trovare, è stata proposta una triplice libertà: dal peccato, dalla infelicità, dalla necessità. Questa che abbiamo collocato in fondo ce l’ha data la natura nella creazione; in quella nominata per prima siamo reintegrati dalla grazie; quella di mezzo ci è riservata nella nostra patria. Afferma che tre sono le libertà, la prima della natura, la seconda della grazia, la terza della vita e della gloria. - Pertanto possiamo dire che la prima libertà è della natura, la seconda della grazia, la terza della vita e della gloria: infatti in primo luogo siamo stati creati dotti di libera volontà e volontaria libertà, nobile creatura per Dio; in secondo luogo veniamo reintegrati nell’innocenza, nuova creatura in Cristo; in terzo luogo siamo esaltati nella gloria, perfetta creatura nello Spirito (III, 6).[2]

 

 

2.0 Libertas Gloriae a miseria

Perciò la prima libertà ha molto onore, la seconda moltissima virtù,  l’ultima immensa letizia. Grazie alla prima siamo superiore agli altri esseri animati, grazie alla seconda sottomettiamo la carne, grazie alla terza sottomettiamo la morte. Per dir meglio, come per mezzo della prima libertà Dio ha posto sotto i nostri piedi le pecore, i buoi e le bestie  del campo, così per mezzo della seconda analogamente abbatte e schiaccia sotto i nostri piedi le bestia spirituali di questa nostra aria, riguardo alle quali è detto <<Non consegnare alle bestie le anime che confidano in te>> (Sal.73,19); per mezzo dell’ultima libertà sottometterà più pienamente noi a no stessi grazie alla vittoria sulla corruzione e la morte, allorché per ultima sarà distrutta la morte e noi passeremo nella libertà della gloria dei figli di Dio: con questa libertà ci libererà Cristo, allorché affiderà noi, cioè il regno, a Dio e Padre. Ritengo che riguarda a questa ultima libertà e anche a quella che abbiamo definito libertà dal peccato, egli diceva ai giudei: <<Se il Figlio vi avrà liberati, sarete veramente liberi>> (Gv.8, 36). Indicava così che il libero arbitrio aveva bisogno di un liberatore: ma tale che lo liberasse non dalla necessità che quello, derivando dalla volontà, non conosceva affatto, bensì dal peccato, nel quale quello era incorso tanto liberamente quanto volontariamente, e insieme dalla pena del peccato, nella quale quello incautamente era incorso e che sopportava contro il suo volere. Da ambedue questi mali il libero arbitrio non poteva esser liberato se non da colui che solo fra gli uomini fu libero fra i morti, cioè libero dal peccato pur in mezzo ai peccatori [cf. Sal. 87, 5-6](III, 7).[3]

3.0 Libertas Naturae a necessitate

Infatti, fra i figli di Adamo rivendica a sé la libertà dal peccato soltanto <<colui che non commise peccato né ci fu inganno sulla sua bocca>> (1Pt.2, 22; cf. Isa.53, 9). Ebbe anche la libertà dall’infelicità, ch’è pena del peccato, ma in potenza e non in atto: infatti nessuno poteva togliergli la sua anima ma era lui che la deponeva. Infatti, come attesta il Profeta, <<fu presentato perché lui lo volle>> (Isa.53, 7), così come anche quando volle nacque da donna e fu sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge. Perciò anch’egli fu soggetto alla legge dell’infelicità; ma lo fu perché lo volle, affinché libero fra gl’infelici e i peccatori scuotesse l’uno e l’altro giogo dal collo dei fratelli. Il Salvatore ebbe le tre libertà. – Perciò egli ebbe tutte e tre le libertà, a prima in forza della natura umana e divina insieme, le altre due in forza della potenza divina. Se anche il primo uomo abbia avuto nel paradiso le ultime due libertà, e in che modo e fino a che punto le abbia avute, lo vedremo appresso (III, 8).[4]

Nel Dispensa da Padre Daniel De Pablo Maroto ocd, per il suo studenti, lui scrisse, l’analisi della via alla perfezione umana esige l’impostazione di un problema fondamentale: il rapporto tra la grazia di Dio e la libertà o libero arbitrio dell’uomo. Bernardo imposta il problema partendo dalla volontà di Dio che potrebbe attirare l’uomo in diverse modi: con la forza (trasformerebbe l’uomo in una bestia irrazionale), con il timore (non è del tutto efficace), con il desiderio della vita, soprattutto della vita eterna (ma l’uomo neppure si appassiona per questa), e finalmente lo attrae con l’amore (l’Incarnazione e la Passione di Cristo) (21). In ogni caso la perfezione richiede un invito – mozione da parte di Dio, ma anche la risposta dell’uomo motivata dalle opzioni diverse che Dio gli presenta. Bernardo svolge questo tema in un trattato speciale: sulla grazia e il libero arbitrio. Incomincia il libro rispondendo ad ipotetiche obiezioni, e con questa risposta dà la norma per la soluzione del problema: Sopprimi il libero arbitrio e non ci sarà più nessuno da salvare. Quest’opera ha bisogno della collaborazione di entrambi i soggetti, di chi la compie e di chi la riceve. Dio è l’autore della salvezza, e il libero arbitrio, pura capacità recettiva di salvezza, e solo il libero arbitrio può riceverla. Se dipende esclusivamente da Dio e dal libero arbitrio, è necessario il consenso di chi riceva la salvezza e la liberalità di chi la concede. Perciò si dice che, quando la grazia realizza la salvezza, i libero arbitrio vi coopera con il suo consenso: accetta, cioè, la salvezza. Acconsentire è salvarsi (22). Bella sintesi in cui la grazia predomina, resta salva l’iniziativa di Dio, e – per quanto grande sia – si colloca al suo posto l’azione dell’uomo.[5] Possiamo dire che, Questo dono della libertà, fatto dal Creatore alla sua creatura, è, d’altra parte, un dono complesso perché implica tre libertà: una che è immutabile e due che non lo sono. Consideriamo il libero arbitrio in se stesso; si scompone in due elementi: il consenso volontario, il potere di arbitrio. La libertà del libero arbitrio si identifica anzitutto col potere di consentire o non consentire, che è inseparabile dalla volontà in quanto tale. Un essere dotato di volontà può accettare o rifiutare questo o quell’oggetto, dire di s’ o no, e questo solo per il fatto che è dotato di volontà. È questa libertà naturale, inerente all’essenza stessa del volere, che si chiama <<libertà dalla necessità>> - libertas a coactione. Qualunque siano infatti le circostanza esterne che possono contribuire a far maturare una decisione, quando essa è presa, e la volontà che consente e a rigor di logica è contradditorio che si possa <<consentire proprio malgrado>>. Questo libertà è a tal punto un privilegio inseparabile da ogni essere dotato di volontà che in noi non potrebbe essere minore di quanto non sia in Dio stesso.[6] Dunque, grazie al suo libero arbitrio, l’uomo è <<libero rispetto alla necessità>>, cioè a ogni impulso istintivo che lo costringerebbe ad agire in un senso determinato.

Arbitrio: La parola Latina arbitrium significa <<giudizio>>. In questo caso sta a segnalare la capacità di giudicare il nostro consenso, di dire se è buono o cattivo: sarebbe quindi l’aspetto razionale della volontà (coscienza, in senso attuale). La volontà è tale solo in virtù della sua stretta associazione con la ragione; altrimenti non sarebbe più una volontà,ma un appetito naturale, un istinto spontaneo (volontà è appetito razionale, non istintivo). Il libero arbitrio non si può perder né distruggere mai, in quanto sempre si ha il potere volontario di consentire nonché il potere razionale di giudicare l bontà o cattiveria del nostro consenso. Di conseguenza, il libero arbitrio è immagine di Dio nell’uomo perché è la sola analogia divina che non si possa perdere senza per questo cessare di essere creature umane.        

. Libertas a peccato (libertà dal peccato o libertà di grazia). Al giudizio si aggiunge dopo una <<scelta>> e questo atto di scegliere (eligere) è esso stesso il risultato di una <<decisione>> (consilium). Ora, dopo il peccato originale, non siamo capaci di scegliere sempre il bene o di evitare sempre il male, anche se giudicati tali dalla nostra ragione. Allora, sebbene non ci manca mai il liberum arbitrium, tuttavia ci può il liberum consilium, cioè la libertà di scegliere bene. Dio ci aveva creato con i liberium consilium che ci liberava dal peccato, è perciò questa libertà si chiama libertas a peccato, vale a dire la capacità di poter non peccare, ma con il peccato originale è andata persa. D’allora in poi ci manca il liberium consilium, e, quindi, possiamo scegliere il peccato (il male sotto le apparenza del bene).

. Libertas a miseria (libertà di gloria). È anche da ipotizzare che, sapendo ciò che è bene, scegliamo di farlo, ma che ci possa mancare la forza per compierlo; se ci venisse a mancare tale potere, avremmo però ancora il liberium arbitrium e il liberium consilium, ma con il posse sarebbe sparito il liberuim complacitum (il libero compiacimento), vale a dire, la libretà di agire sempre secondo le proprie scelte, che libera dalla miseria di una volontà impotente (dal senso di frustrazione e di infelicità). Dio ci aveva creato con il liberium complacitum che ci libera dalla miseria (infelicità), vale a dire, con la capacità di fare con gioia il bene che scegliamo di fare, ma tale libertas a miseria è andata persa con il peccato originale. In sintesi:

. Per esser stati creati a immagine di Dio, abbiamo ricevuto il libero arbitrio (libertas a necessitate o libertas a coactione), che non si perde ma.

. Per esser stati creati a somiglianza di Dio, abbiamo ricevuto la libertas a peccato, ossia il poter non peccare, nonché la libertas a miseria,  cioè il poter non soffrire.

. Per il peccato originale abbiamo perso la somiglianza, ma non l’immagine divina.

. Libertas Naturae a necessitate. Dunque, per capire la dottrina spirituale di san Bernardo bisogna partire dallo studio della sua antropologia teologica, o meglio ancora, teocentrica (cioè, che gira intorno a Dio). Chi è l’uomo? L’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen.1, 26); è nobilis creatura. Bernardo situa l’immagine e somiglianza di Dio nella volontà e in modo particolare nella libertà. La libertà è un dono fato dal Creatore alla sua creatura per associarlo alla proprio beatitudine. Bernardo distingue tra immagine e somiglianza. Ci sono tre tipi di libertà: una che è immutabile (immagine: libertas a necessitate) e due ch nono lo sono (somiglianza: libertas a peccato e libertas a miseria). Per san Bernardo ciò che conta è la situazione esistenziale <<di fatto>> (il risultato finale), cioè lo stato naturale dell’uomo comprende anche la grazia, la sua elevazione allo stato di figlio di Dio. L’uomo si è allontanato del paese della somiglianza per entrare nella regione della dissomiglianza, regio dissimilitudinis. Secondo san Bernardo, allora tutto l’itinerario della vita spirituale sta nel ricupero della somiglianza divina a partire dall’immagine divina che resta ancora in noi; nell’uscita dalla regio dissimilitudinis per giungere alla regio similitudinis, nel ritorno dell’uomo a Dio. San Bernardo adopera un’altra immagine per parlare della nostra somiglianza con Dio: questa è <<rettitudine>>. L’anima è retta in quanta in quanto desidera partecipare dei beni eterni, della vita divina. Per il peccato originale, l’anima può preferire i beni terreni, temporali,  perituri, anziché i beni eterni. Rifiutando il divina per il terreno, l’uomo rivendica quindi piega, si <<incurva>>, si distoglie dal cielo per inclinarsi vero questa terra attirato dal suo essere animale. Sono, quindi, sinonimo <<rettitudine>> e somiglianza con Dio, nonché <<curvatura>> e dissomiglianza con Dio.[7] Questo dono della libertà, fatto dal Creatore alla sua creatura, è, d’altra parte, un dono complesso perché implica tre libertà: una che è immutabile e due che non lo sono. Consideriamo il libero arbitrio in se stesso; si scompone in due elementi: il consenso volontario, il potere di arbitrio. La libertà del libero arbitrio si identifica anzitutto col potere di consentire o non consentire, che è inseparabile dalla volontà in quanto tale. Un essere dotato di volontà può accettare o rifiutare questo o quell’oggetto, dire di s’ o no, e questo solo per il fatto che è dotato di volontà. È questa libertà naturale, inerente all’essenza stessa del volere, che si chiama <<libertà dalla necessità>> - libertas a coactione. Qualunque siano infatti le circostanza esterne che possono contribuire a far maturare una decisione, quando essa è presa, e la volontà che consente e a rigor di logica è contradditorio che si possa <<consentire proprio malgrado>>. Questo libertà è a tal punto un privilegio inseparabile da ogni essere dotato di volontà che in noi non potrebbe essere minore di quanto non sia in Dio stesso.[8]  

C. Conclusione:

Uno si vede che nel opere di san Bernardo soprattutto in questo capitolo 3 sull’ De Gratia et libero arbitrio - La grazia e il libero arbitrio (III, 6-8). Quando Bernardo usava la parola libertà dal peccato più volte si vede la interconnessione tra il giustizia, schiavi di Dio, frutto di santificazione, schiavi di Dio, infelicità, corruzione per la libertà della gloria, dalla necessità e poi veniamo reintegrati nell’innocenza. In questi si mostra la fede più grande attraverso il suo spiritualità e dottrina sul il mistero di Cristo, così san Bernardo è il fondatore della cristocentrico misticismo. Nella celebrazione liturgica uno si osserva questa con queste parole: così come anche quando volle nacque da donna cioè (la Incarnazione) e fu sotto la legge, per cioè ( atto di redentore). Comunque, si trova la volontaria di sequele liberamente. Ma due domande che noi affronteremo è cos’è la libertà oggi? Cos’è la libertà per Bernardo? La libertà di oggi comunemente è stata sbagliato come liberalismo invece di libertà come si vedi nel preghiera Pater Noster (sia fatta la tua volontà). Per san Bernardo la libertà, quando un leggo con attenzione il suo opera, con i scelti di parole si vedi una grande fede attaccato nel suo spiritualità, virtù o morale, escatologia e visione beatitudine con la radice trovata nel Siracide 15,11-20.

Non dire: «A causa del Signore sono venuto meno»,
perché egli non fa quello che detesta. Non dire: «Egli mi ha tratto in errore»,
perché non ha bisogno di un peccatore. Il Signore odia ogni abominio:
esso non è amato da quelli che lo temono. Da principio Dio creò l’uomo
e lo lasciò in balìa del suo proprio volere. Se tu vuoi, puoi osservare i comandamenti;
l’essere fedele dipende dalla tua buona volontà. Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:
là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte:
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà. Grande infatti è la sapienza del Signore;
forte e potente, egli vede ogni cosa. I suoi occhi sono su coloro che lo temono,
egli conosce ogni opera degli uomini. A nessuno ha comandato di essere empio
e a nessuno ha dato il permesso di peccare.


 

 



[1] Cf. GILSON, E., La teologia mistica di san Bernardo, introduzione di Jean Leclercq e A cura di, Claudio Stercal, Editoriale Jaca Book, Milano 1987, p. 2.
[2] SAN BERNARDO OPERE I, << De Gratia et libero arbitrio>> III, 6-8,  introduzione, traduzione e note di Manilo Simonetti, A cura di, Ferruccio Gastaldelli, Fondazione di studi cisterensi, Milano, 1984 pp. 367-369.
[3] Ibidem, p. 369.
[4] Ibidem, pp. 369-371.
[5] Cf. DE PABLO MAROTO, D., Storia della spiritualità medioevale, Teresianum Pontificia Istituto Spiritualità, Roma ___, pp. 61-62.
[6] Cf. GILSON, E., La teologia mistica di san Bernardo, introduzione di Jean Leclercq e A cura di, Claudio Stercal, Editoriale Jaca Book, Milano 1987, pp. 51-52.
[7] Cf. BELDA, M., Storia della spiritualità medievale, Pontificia Università della Santa Croce, Roma 2010/2011, pp. 17-20.
[8] Cf. GILSON, E., La teologia mistica di san Bernardo, introduzione di Jean Leclercq e A cura di, Claudio Stercal, Editoriale Jaca Book, Milano 1987, pp. 51-52.

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