San Bernardo di
Chiaravalle - De Gratia et libero
arbitrio-La grazia e il libero arbitrio
STUDENTE:
OGUJIOFFOR Paul Ikechukwu
Analisi di dottrina spirituale di san Bernardo di Chiaravalle sull’ De Gratia et libero arbitrio - La grazia
e il libero arbitrio (III, 6-8).
Introduzione:
Fino al secolo XX, san Bernardo era stato ritenuto soprattutto come un
<<autore di devozione>>, capace di suscitare sentimenti, ma non di
proporre idee serie. Era ammirato, ma non veniva considerato seriamente dai
teologi. È significativo che Etienne Gilson faccia apparire il termine teologia
nel titolo di questo libro, che sta a segnalare che per lui san Bernardo è un
vero e proprio teologo. Infatti, egli scrive che a suo avviso è <<un teologo la cui capacità di sintesi e il
cui vigore speculativo lo avvicinano ai più grandi.>>[1]
allora, se in teologia san Bernardo è un compilatore dei Padri, in spiritualità
è un innovatore. In teologia è un discepolo; in spiritualità, un maestro che
mette la teologia al servizio della vita spirituale. Bernardo, oltre che un
teologo, è un mistico, e come tale, uomo che ha l’esperienza di Dio. In questa
lavoro si divide in tre tappi: A, B e C.
A. Qui vediamo le fonte e studi di questa lavoro.
B. Obiettivo: Analizziamo i dottrina spirituale di san Bernardo di
Chiaravalle sull’De Gratia et libero
arbitrio (La grazia e il libero arbitrio). Qui, le strutture di lavoro sarebbe
in tre punti: a) Libertas Gratiae a
peccato, b) Libertas Gloriae a miseria, c) Libertas Naturae a
necessitate. Il metodo è, sintesi e analisi dei testi con alcuni autori.
C. Conclusione personale
A. i) Fonte:
SAN BERNARDO OPERE I, << De Gratia
et libero arbitrio>> III, 6-8, Introduzione, traduzione e note di Manlio Simonetti,
A cura di, Ferruccio Gastaldelli, Fondazione di studi cisterensi, Milano, 1984
333-423.
ii) Studio:
S. BERNARDO, Della considerazione.
Patristica, introduzione, traduzione e note a cura di, Luigi Scanu,
Edizioni Paoline, Ancona 1966.
BERNANDO DI CHIARAVALLE, I tempi e la
seconda crocita, a cura di, Alfonso Marini, appendice a cura di Maria Cristina
Marano, Edizioni Piemme, AL 2002.
BELDA, M., Storia della spiritualità medievale, Pontificia Università della
Santa Croce, Roma 2010/2011.
BIFFI, I., Tutta la dolcezza terra. Cristo e I monaci medievali, Editoriale
Jaca Book SpA, Milano 2004.
DE PABLO MAROTO, D., Storia della
spiritualità medioevale, Teresianum Pontificia Istituto Spiritualità, Roma
___.
GILSON, E., La teologia mistica di
san Bernardo, introduzione di Jean Leclercq e A cura di, Claudio Stercal, Editoriale
Jaca Book, Milano 1987.
LAMY, A., In ascolto dello Spirito
con san Bernardo, Edizioni Paoline, Milano 1990.
LECLERCQ, J., San Bernando e lo
spirit cistercense, traduzione di Clara Gennaro, Piero Gribaudi Editore,
Torino 1976.
LECLERCQ, J., La donna e le donne in
San Bernardo, traduzione di Claudio Stercal, Editoriale Jaca Book spa,
Milano 1985.
LECLERCQ, J., Bernardo di Chiaravalle,
traduzione di Pietro Zerbi e Angela Contessi, Pubblicazioni dell’Università
Cattolica del Sacro Cuore, Milano 1992.
VERGER, J.,-JOLIVET, J., Bernardo e
Abelardo. Il chiostro e la scuola, traduzione di Maria Rosa Pecorara Maggi,
editoriale di, Costante Marabelli, Editoriale Jaca Book, Milano 1989.
S. BERNARDO, Della considerazione.
Patristica, introduzione, traduzione e note a cura di, Luigi Scanu,
Edizioni Paoline, Ancona 1966.
Enciclopedia o Dizionario:
A cura di, GENTILE, G.,-TUMMINELLI, C.,
Enciclopedia italiana, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1949.
MCDONALD, W.
J.,-MAGNER, J. A.,-MCGNIRE, M. R. P.- WHALEN, J. P., New Catholic Encyclopedia Vol.14, McGraw-Hill Book Company, New
York 1967.
B. Analisi di dottrina spirituale di san Bernardo sull’ De Gratia et libero arbitrio - La grazia
e il libero arbitrio (III, 6-8).
1.0 Libertas Gratiae a
peccato
De
libertate a peccato (Libertà dal peccato) - Questa infatti è la libertà dal
peccato, come altrove è detto: Quando infatti eravate schiavi del peccato,
eravate liberi riguardo alla giustizia. Ma ora, liberati dal peccato e
diventati schiavi di Dio, avete per vostro frutto la santificazione e per
vostro fine la vita eterna. Rom.6, 20.22. Ma chi, trovandosi nella carne di peccato,
rivendica a sé la libertà dal peccato?
Perciò ritengo che assolutamente il libero arbitrio non possa essere definito
tale in forza di questa libertà. De libertate a miseria (Libertà dalla
infelicità) – C’è poi la libertà dalla infelicità, della quale dice ancora
l’Apostolo: E la creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per
la libertà della gloria dei figli di Dio. Rom.8, 21. Ma forse qualcuno in
questa vita mortale pretende per sé tale libertà? Così a ragione neghiamo che
l’arbitrio sia detto libero grazie a tale libertà. De libertate a necessitate
(Libertà dalla necessità) – C’è poi la libertà che ritengo adattarsi meglio al
libero arbitrio, e che possiamo definire libertà dalla necessità, poiché
necessario è contrario a volontario. Infatti ciò che avviene per necessità, non
dipende dalla volontà, e altrettanto il contrario. De triplici libertate (La
triplice libertà) secondo quanto per ora ci è riuscito di trovare, è stata
proposta una triplice libertà: dal peccato, dalla infelicità, dalla necessità.
Questa che abbiamo collocato in fondo ce l’ha data la natura nella creazione;
in quella nominata per prima siamo reintegrati dalla grazie; quella di mezzo ci
è riservata nella nostra patria. Afferma che tre sono le libertà, la prima
della natura, la seconda della grazia, la terza della vita e della gloria. -
Pertanto possiamo dire che la prima libertà è della natura, la seconda della
grazia, la terza della vita e della gloria: infatti in primo luogo siamo stati
creati dotti di libera volontà e volontaria libertà, nobile creatura per Dio;
in secondo luogo veniamo reintegrati nell’innocenza, nuova creatura in Cristo;
in terzo luogo siamo esaltati nella gloria, perfetta creatura nello Spirito (III,
6).[2]
2.0 Libertas Gloriae a miseria
Perciò
la prima libertà ha molto onore, la seconda moltissima virtù, l’ultima immensa letizia. Grazie alla prima
siamo superiore agli altri esseri animati, grazie alla seconda sottomettiamo la
carne, grazie alla terza sottomettiamo la morte. Per dir meglio, come per mezzo
della prima libertà Dio ha posto sotto i nostri piedi le pecore, i buoi e le
bestie del campo, così per mezzo della
seconda analogamente abbatte e schiaccia sotto i nostri piedi le bestia
spirituali di questa nostra aria, riguardo alle quali è detto <<Non
consegnare alle bestie le anime che confidano in te>> (Sal.73,19); per
mezzo dell’ultima libertà sottometterà più pienamente noi a no stessi grazie
alla vittoria sulla corruzione e la morte, allorché per ultima sarà distrutta
la morte e noi passeremo nella libertà della gloria dei figli di Dio: con
questa libertà ci libererà Cristo, allorché affiderà noi, cioè il regno, a Dio
e Padre. Ritengo che riguarda a questa ultima libertà e anche a quella che
abbiamo definito libertà dal peccato, egli diceva ai giudei: <<Se il
Figlio vi avrà liberati, sarete veramente liberi>> (Gv.8, 36). Indicava così
che il libero arbitrio aveva bisogno di un liberatore: ma tale che lo liberasse
non dalla necessità che quello, derivando dalla volontà, non conosceva affatto,
bensì dal peccato, nel quale quello era incorso tanto liberamente quanto
volontariamente, e insieme dalla pena del peccato, nella quale quello
incautamente era incorso e che sopportava contro il suo volere. Da ambedue
questi mali il libero arbitrio non poteva esser liberato se non da colui che
solo fra gli uomini fu libero fra i morti, cioè libero dal peccato pur in mezzo
ai peccatori [cf. Sal. 87, 5-6](III, 7).[3]
3.0 Libertas Naturae a necessitate
Infatti,
fra i figli di Adamo rivendica a sé la libertà dal peccato soltanto
<<colui che non commise peccato né ci fu inganno sulla sua bocca>>
(1Pt.2, 22; cf. Isa.53, 9). Ebbe anche la libertà dall’infelicità, ch’è pena
del peccato, ma in potenza e non in atto: infatti nessuno poteva togliergli la
sua anima ma era lui che la deponeva. Infatti, come attesta il Profeta,
<<fu presentato perché lui lo volle>> (Isa.53, 7), così come anche
quando volle nacque da donna e fu sotto la legge, per riscattare quelli che
erano sotto la legge. Perciò anch’egli fu soggetto alla legge dell’infelicità;
ma lo fu perché lo volle, affinché libero fra gl’infelici e i peccatori
scuotesse l’uno e l’altro giogo dal collo dei fratelli. Il Salvatore ebbe le
tre libertà. – Perciò egli ebbe tutte e tre le libertà, a prima in forza della
natura umana e divina insieme, le altre due in forza della potenza divina. Se
anche il primo uomo abbia avuto nel paradiso le ultime due libertà, e in che
modo e fino a che punto le abbia avute, lo vedremo appresso (III, 8).[4]
Nel Dispensa da Padre Daniel De
Pablo Maroto ocd, per il suo studenti, lui scrisse, l’analisi della via alla
perfezione umana esige l’impostazione di un problema fondamentale: il rapporto
tra la grazia di Dio e la libertà o libero arbitrio dell’uomo. Bernardo imposta
il problema partendo dalla volontà di Dio che potrebbe attirare l’uomo in
diverse modi: con la forza (trasformerebbe
l’uomo in una bestia irrazionale), con il timore
(non è del tutto efficace), con il desiderio
della vita, soprattutto della vita eterna (ma l’uomo neppure si appassiona per
questa), e finalmente lo attrae con l’amore
(l’Incarnazione e la Passione di Cristo) (21). In ogni caso la perfezione
richiede un invito – mozione da parte di Dio, ma anche la risposta dell’uomo
motivata dalle opzioni diverse che Dio gli presenta. Bernardo svolge questo
tema in un trattato speciale: sulla
grazia e il libero arbitrio. Incomincia il libro rispondendo ad ipotetiche
obiezioni, e con questa risposta dà la norma per la soluzione del problema: Sopprimi il libero arbitrio e non ci sarà
più nessuno da salvare. Quest’opera ha bisogno della collaborazione di entrambi
i soggetti, di chi la compie e di chi la riceve. Dio è l’autore della salvezza,
e il libero arbitrio, pura capacità recettiva di salvezza, e solo il libero
arbitrio può riceverla. Se dipende esclusivamente da Dio e dal libero arbitrio,
è necessario il consenso di chi riceva la salvezza e la liberalità di chi la
concede. Perciò si dice che, quando la grazia realizza la salvezza, i libero
arbitrio vi coopera con il suo consenso: accetta, cioè, la salvezza.
Acconsentire è salvarsi (22). Bella sintesi in cui la grazia predomina,
resta salva l’iniziativa di Dio, e – per quanto grande sia – si colloca al suo
posto l’azione dell’uomo.[5] Possiamo
dire che, Questo dono della libertà, fatto dal Creatore alla sua creatura, è,
d’altra parte, un dono complesso perché implica tre libertà: una che è
immutabile e due che non lo sono. Consideriamo il libero arbitrio in se stesso;
si scompone in due elementi: il consenso volontario, il potere di arbitrio. La
libertà del libero arbitrio si identifica anzitutto col potere di consentire o
non consentire, che è inseparabile dalla volontà in quanto tale. Un essere
dotato di volontà può accettare o rifiutare questo o quell’oggetto, dire di s’
o no, e questo solo per il fatto che è dotato di volontà. È questa libertà
naturale, inerente all’essenza stessa del volere, che si chiama <<libertà
dalla necessità>> - libertas a
coactione. Qualunque siano infatti le circostanza esterne che possono
contribuire a far maturare una decisione, quando essa è presa, e la volontà che
consente e a rigor di logica è contradditorio che si possa <<consentire
proprio malgrado>>. Questo libertà è a tal punto un privilegio inseparabile
da ogni essere dotato di volontà che in noi non potrebbe essere minore di
quanto non sia in Dio stesso.[6] Dunque,
grazie al suo libero arbitrio, l’uomo è <<libero rispetto alla
necessità>>, cioè a ogni impulso istintivo che lo costringerebbe ad agire
in un senso determinato.
Arbitrio: La parola Latina arbitrium
significa <<giudizio>>.
In questo caso sta a segnalare la capacità di giudicare il nostro consenso, di
dire se è buono o cattivo: sarebbe quindi l’aspetto razionale della volontà (coscienza, in senso attuale). La volontà
è tale solo in virtù della sua stretta associazione con la ragione; altrimenti
non sarebbe più una volontà,ma un appetito naturale, un istinto spontaneo (volontà
è appetito razionale, non istintivo). Il libero arbitrio non si può perder né
distruggere mai, in quanto sempre si ha il potere volontario di consentire
nonché il potere razionale di giudicare l bontà o cattiveria del nostro
consenso. Di conseguenza, il libero arbitrio è immagine di Dio nell’uomo perché
è la sola analogia divina che non si possa perdere senza per questo cessare di
essere creature umane.
. Libertas a
peccato (libertà dal peccato o libertà di grazia). Al giudizio
si aggiunge dopo una <<scelta>> e questo atto di scegliere (eligere) è esso stesso il risultato di
una <<decisione>> (consilium).
Ora, dopo il peccato originale, non siamo capaci di scegliere sempre il bene o
di evitare sempre il male, anche se giudicati tali dalla nostra ragione.
Allora, sebbene non ci manca mai il liberum
arbitrium, tuttavia ci può il liberum
consilium, cioè la libertà di scegliere bene. Dio ci aveva creato con i liberium consilium che ci liberava dal
peccato, è perciò questa libertà si chiama libertas
a peccato, vale a dire la capacità di poter non peccare, ma con il peccato
originale è andata persa. D’allora in poi ci manca il liberium consilium, e, quindi, possiamo scegliere il peccato (il
male sotto le apparenza del bene).
. Libertas
a miseria (libertà di
gloria). È anche da
ipotizzare che, sapendo ciò che è bene, scegliamo di farlo, ma che ci possa
mancare la forza per compierlo; se ci venisse a mancare tale potere, avremmo
però ancora il liberium arbitrium e
il liberium consilium, ma con il
posse sarebbe sparito il liberuim
complacitum (il libero compiacimento), vale a dire, la libretà di agire
sempre secondo le proprie scelte, che libera dalla miseria di una volontà
impotente (dal senso di frustrazione e di infelicità). Dio ci aveva creato con
il liberium complacitum che ci libera
dalla miseria (infelicità), vale a dire, con la capacità di fare con gioia il
bene che scegliamo di fare, ma tale libertas
a miseria è andata persa con il peccato originale. In sintesi:
. Per esser stati creati a immagine di Dio, abbiamo
ricevuto il libero arbitrio (libertas a
necessitate o libertas a coactione), che non si perde ma.
. Per esser stati creati a somiglianza di Dio, abbiamo
ricevuto la libertas a peccato, ossia
il poter non peccare, nonché la libertas
a miseria, cioè il poter non
soffrire.
. Per il peccato originale abbiamo perso la somiglianza,
ma non l’immagine divina.
. Libertas
Naturae a necessitate. Dunque, per capire la dottrina spirituale
di san Bernardo bisogna partire dallo studio della sua antropologia teologica,
o meglio ancora, teocentrica (cioè, che gira intorno a Dio). Chi è l’uomo?
L’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen.1, 26); è nobilis creatura. Bernardo situa
l’immagine e somiglianza di Dio nella volontà e in modo particolare nella
libertà. La libertà è un dono fato dal Creatore alla sua creatura per
associarlo alla proprio beatitudine. Bernardo distingue tra immagine e somiglianza. Ci sono tre tipi di libertà: una che è immutabile (immagine: libertas a necessitate) e due
ch nono lo sono (somiglianza: libertas a
peccato e libertas a miseria). Per san Bernardo ciò che conta è la
situazione esistenziale <<di fatto>> (il risultato finale), cioè lo
stato naturale dell’uomo comprende anche la grazia, la sua elevazione allo
stato di figlio di Dio. L’uomo si è allontanato del paese della somiglianza per
entrare nella regione della dissomiglianza, regio
dissimilitudinis. Secondo san Bernardo, allora tutto l’itinerario della
vita spirituale sta nel ricupero della somiglianza divina a partire
dall’immagine divina che resta ancora in noi; nell’uscita dalla regio dissimilitudinis per giungere alla
regio similitudinis, nel ritorno
dell’uomo a Dio. San Bernardo adopera un’altra immagine per parlare della
nostra somiglianza con Dio: questa è <<rettitudine>>. L’anima è
retta in quanta in quanto desidera partecipare dei beni eterni, della vita
divina. Per il peccato originale, l’anima può preferire i beni terreni,
temporali, perituri, anziché i beni
eterni. Rifiutando il divina per il terreno, l’uomo rivendica quindi piega, si
<<incurva>>, si distoglie dal cielo per inclinarsi vero questa
terra attirato dal suo essere animale. Sono, quindi, sinonimo
<<rettitudine>> e somiglianza con Dio, nonché
<<curvatura>> e dissomiglianza con Dio.[7]
Questo dono della libertà, fatto dal Creatore alla sua creatura, è, d’altra
parte, un dono complesso perché implica tre libertà: una che è immutabile e due
che non lo sono. Consideriamo il libero arbitrio in se stesso; si scompone in
due elementi: il consenso volontario, il potere di arbitrio. La libertà del
libero arbitrio si identifica anzitutto col potere di consentire o non
consentire, che è inseparabile dalla volontà in quanto tale. Un essere dotato
di volontà può accettare o rifiutare questo o quell’oggetto, dire di s’ o no, e
questo solo per il fatto che è dotato di volontà. È questa libertà naturale,
inerente all’essenza stessa del volere, che si chiama <<libertà dalla
necessità>> - libertas a coactione.
Qualunque siano infatti le circostanza esterne che possono contribuire a far
maturare una decisione, quando essa è presa, e la volontà che consente e a
rigor di logica è contradditorio che si possa <<consentire proprio
malgrado>>. Questo libertà è a tal punto un privilegio inseparabile da
ogni essere dotato di volontà che in noi non potrebbe essere minore di quanto
non sia in Dio stesso.[8]
C. Conclusione:
Uno si vede che nel opere di san Bernardo soprattutto in questo capitolo 3
sull’ De Gratia et libero arbitrio -
La grazia e il libero arbitrio (III, 6-8). Quando Bernardo usava la parola libertà dal peccato più volte si vede la
interconnessione tra il giustizia,
schiavi di Dio, frutto di santificazione, schiavi di Dio, infelicità,
corruzione per la libertà della gloria, dalla necessità e poi veniamo
reintegrati nell’innocenza. In questi si mostra la fede più grande attraverso
il suo spiritualità e dottrina sul il mistero di Cristo, così san Bernardo è il
fondatore della cristocentrico misticismo. Nella celebrazione liturgica uno si
osserva questa con queste parole: così come anche quando volle nacque da donna
cioè (la Incarnazione) e fu sotto la legge, per cioè ( atto di redentore).
Comunque, si trova la volontaria di sequele liberamente. Ma due domande che noi
affronteremo è cos’è la libertà oggi? Cos’è la libertà per Bernardo? La libertà
di oggi comunemente è stata sbagliato come liberalismo invece di libertà come
si vedi nel preghiera Pater Noster
(sia fatta la tua volontà). Per san Bernardo la libertà, quando un leggo con
attenzione il suo opera, con i scelti di parole si vedi una grande fede
attaccato nel suo spiritualità, virtù o morale, escatologia e visione beatitudine
con la radice trovata nel Siracide 15,11-20.
Non dire: «A causa del Signore
sono venuto meno»,
perché egli non fa quello che detesta. Non dire: «Egli mi ha tratto in errore»,
perché non ha bisogno di un peccatore. Il Signore odia ogni abominio:
esso non è amato da quelli che lo temono. Da principio Dio creò l’uomo
e lo lasciò in balìa del suo proprio volere. Se tu vuoi, puoi osservare i comandamenti;
l’essere fedele dipende dalla tua buona volontà. Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:
là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte:
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà. Grande infatti è la sapienza del Signore;
forte e potente, egli vede ogni cosa. I suoi occhi sono su coloro che lo temono,
egli conosce ogni opera degli uomini. A nessuno ha comandato di essere empio
e a nessuno ha dato il permesso di peccare.
perché egli non fa quello che detesta. Non dire: «Egli mi ha tratto in errore»,
perché non ha bisogno di un peccatore. Il Signore odia ogni abominio:
esso non è amato da quelli che lo temono. Da principio Dio creò l’uomo
e lo lasciò in balìa del suo proprio volere. Se tu vuoi, puoi osservare i comandamenti;
l’essere fedele dipende dalla tua buona volontà. Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:
là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte:
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà. Grande infatti è la sapienza del Signore;
forte e potente, egli vede ogni cosa. I suoi occhi sono su coloro che lo temono,
egli conosce ogni opera degli uomini. A nessuno ha comandato di essere empio
e a nessuno ha dato il permesso di peccare.
[1] Cf. GILSON, E., La teologia mistica di san Bernardo,
introduzione di Jean Leclercq e A cura di, Claudio Stercal, Editoriale Jaca
Book, Milano 1987, p. 2.
[2] SAN BERNARDO OPERE I, << De Gratia et libero
arbitrio>> III, 6-8, introduzione, traduzione e note di Manilo Simonetti,
A cura di, Ferruccio Gastaldelli, Fondazione di studi cisterensi, Milano, 1984
pp. 367-369.
[3] Ibidem, p. 369.
[4] Ibidem, pp. 369-371.
[5] Cf. DE PABLO MAROTO, D., Storia della spiritualità medioevale,
Teresianum Pontificia Istituto Spiritualità, Roma ___, pp. 61-62.
[6] Cf. GILSON, E., La teologia mistica di san Bernardo,
introduzione di Jean Leclercq e A cura di, Claudio Stercal, Editoriale Jaca
Book, Milano 1987, pp. 51-52.
[7] Cf. BELDA, M., Storia della spiritualità medievale, Pontificia Università della
Santa Croce, Roma 2010/2011, pp. 17-20.
[8] Cf. GILSON, E., La teologia mistica di san Bernardo,
introduzione di Jean Leclercq e A cura di, Claudio Stercal, Editoriale Jaca
Book, Milano 1987, pp. 51-52.
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